Quindi come funziona ora, se mi dimetto posso avere la NASPI? Sempre?

NASPI, le novità in arrivo per chi si dimette dall’occupazione. Che cosa cambia per chi abbandona il lavoro in modo volontario.

La prestazione sociale di maggior peso per chi perde il lavoro in Italia è senza dubbi la NASPI (Nuova assicurazione sociale per l’impiego), che si affianca alla Dis. Coll. (per i collaboratori) e alla Disoccupazione agricola. La NASPI è riservata ai dipendenti privati con contratti a tempo indeterminato, agli apprendisti, ai soci lavoratori di cooperative, ai dipendenti pubblici con contratti a tempo determinato, eccetera.

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Quindi come funziona ora, se mi dimetto posso avere la NASPI? Sempre? – fortecarpenedo.it

La NASPI è riservata a coloro che perdono il lavoro per cause indipendenti dalla loro volontà oppure in caso di dimissioni per giusta causa. Tra gi altri requisiti lo stato di disoccupazione e avere versato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti l’evento di disoccupazione, per il quale si richiede la prestazione. Tuttavia ci sono delle novità, per quest’ultimo requisito.

NASPI e dimissioni volontarie, che cosa succede

La novità introdotta ha, almeno nelle parole dei legislatori una funzione antielusiva. Infatti la NASPI non è più riconosciuta a quanti si dimettono volontariamente da un impiego a tempo indeterminato e trovano un’altra occupazione di breve durata seguita da un licenziamento.

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NASPI e dimissioni volontarie, che cosa succede – fortecarpenedo.it

Si tratta di un nuovo requisito contributivo per quanti si dimettono volontariamente. Per questi lavoratori è previsto un nuovo requisito contributivo. Infatti dal 10 gennaio i dipendenti che si dimettono da un lavoro a tempo indeterminato, nei dodici mesi seguenti avranno diritto alla NASPI in caso di licenziamento da un nuovo impiego, solo se hanno versato almeno tredici settimane di contributi nella nuova occupazione per cui si richiede l’indennità.

Significa che per chi si lascia spontaneamente un lavoro a tempo indeterminato, le tredici settimane di contributi versati necessari per la NASPI si conteggeranno a partire dal nuovo impiego dopo le dimissioni. Lo scopo è impedire di la scelta di dimettersi e a trovare altri lavori di breve durata per poi ottenere alla NASPI o evitare alle aziende di versare il ticket di licenziamento.

Nella modifica dei requisiti sono coinvolti soprattutto quanti cambiano lavoro frequentemente e non riescono ad accumulare il numero sufficiente di settimane contributive. Quindi occorre fare molta attenzione prima di dimettersi da un impiego a tempo indeterminato, si rischia di non ottenere la NASPI, se il lavoro successivo non dura il tempo necessario.

Tredici settimane di contributi, corrispondono a circa tre mesi lavoro, ma dipende sempre dalla tipologia dell’occupazione, dal contratto e dalla retribuzione. Restano inalterate le dimissioni per giusta causa (il dipendente è costretto a lasciare l’occupazione per gravi violazioni del datore di lavoro), con i lavoratori che mantengono il diritto all’indennità.

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